Category Archives: RACCOLTA DI MICRO-RACCONTI

“EVOLUZIONI AVVENTATE D’UN COMPASSO SMANIOSO” – Taccuino geometrico-architettonico immaginario

La copertina del libro

PRESENTAZIONE DEL LIBRO

Lungo un “tragitto accidentato” marcato da circostanze reali e/o immaginarie, questo composito taccuino, ampiamente illustrato, ritrae il proprio autore intento alla tortuosa perlustrazione della natura costruttivamente asimmetrica e ambigua delle facoltà creative, qui impegnate in disparate evoluzioni nei campi specifici della Geometria dell’Architettura. L’improvvisazione formale da un lato, l’adozione invece metodica di pazienti procedure tecnico-applicative dall’altro, dal senso comune relegate agli opposti, quasi inconciliabili estremi degli orientamenti ideativi, svelano così la loro intima complementarità e quindi anche una mutua, segreta complicità. Istinto, razionalità ed intùito s’avvicendano e si confrontano attraversando un paesaggio fertile e invitante, disseminato di eclettiche elaborazioni grafico-progettuali di pura fantasia ma cariche di indubbio potenziale propositivo, aventi tutte in comune un denominatore avvincente: la geometria.

Un titolo che anticipa e incuriosisce quello scelto dall’Autore Duilio Carpitella: “Evoluzioni avventate d’un compasso smanioso”, pronto a conquistare tutti con una tematica particolare e suggestiva. Edita dalla Casa Editrice Bookprint Edizoni, l’Opera è acquistabile sia in formato cartaceo, sia in quello digitale. Il testo parte da alcune avventure reali o ipotetiche dell’Autore per arrivare a mettere su tavola diversi progetti basati su architettura e geometria. Sicuramente rivolto a chi in possesso della preparazione necessaria per comprendere sia le elucubrazioni che i disegni conseguenti, presenta nelle parti narrative un garbo e uno stile che riescono ad attrarre anche altri lettori. Attraente e mentalmente stimolante per gli appassionati della materia, il testo quindi è di grande appeal anche per il semplice lettore. Un’Opera, inoltre, da cui traspare la grande passione dell’Autore per la geometria e l’architettura, passione che i lettori potranno sentire ed apprezzare sin nel profondo, arricchiti da tesi, nozioni e illuminanti considerazioni.

BOOKTRAILER+INTERVISTA

https://drive.google.com/file/d/17K93QDu52PPJpSuNh2kublF7tTGHQP2L/view?usp=sharing

https://drive.google.com/file/d/11EW0x1UaWr2SCS_6T4YpsRYP3XLkdGLI/view?usp=sharing

INTERVISTA 1

  1. Iniziamo dal titolo e dal sottotitolo nei quali, in modo un po’ ermetico, alcuni termini suggeriscono delle contrapposizioni: da un lato “COMPASSO” e “GEOMETRICO-ARCHITETTONICO” ci parlano di procedure meticolose e sistematiche, dall’altro “EVOLUZIONI AVVENTATE”, “SMANIOSO” e “IMMAGINARIO” sembrano alludere a un contesto più emozionale e fantastico. A quali specifici contenuti del libro fanno riferimento?

Fin dalle mie prime infatuazioni adolescenziali per il disegno e per le fantasticherie grafiche, è andata pian piano emergendo sempre più la disposizione a subire le suggestioni esercitate da alcune immagini che manifestavano in sé vistosamente la propria origine asceticamente metodica e l’apparente “distacco” emotivo totale dei loro autori. Già ai tempi dell’Università mi sentivo ugualmente attratto da due frenesie che io stesso ritenevo opposte e forse inconciliabili: da una parte l’improvvisazione pittorica più istintiva, anche se esercitata con maniacale dedizione al dettaglio e con minuzia artigianale; dall’altra il fascino di cui erano capaci certe procedure dotate di un’austerità razionale quasisoprannaturale”, soprattutto quand’erano capaci di condurre a esiti formali insospettabilmente essenziali e assoluti. La scoperta di alcuni metodi di equidecomposizione geometrica tra figure piane o solide ha avuto in questo versante un ruolo veramente decisivo.

  1. A differenza di quanto accadeva in tutti i tuoi libri precedenti, sempre rientranti nella categoria narrativa del “RACCONTO BREVE” perlomeno come impostazione di massima, qui hai voluto indicare una varietà piuttosto atipica di opera letteraria: il “TACCUINO”. Come mai?

Tutti i miei racconti, prima di questo taccuino, hanno sempre avuto una vera e propria “colonna vertebrale”, a volte costituita dalla semplice concatenazione temporale di episodi narrativi, seppur dotati di parziale indipendenza reciproca, altre volte formata invece dall’esposizione continua di contenuti tecnici, ciclicamente interrotta da pause narrative del tutto indipendenti fra loro. Queste forme relative di continuità interna mi avevano indotto a considerarli dei “racconti brevi”, a dispetto, in alcuni casi, dei loro consistenti contenuti manualistici.

Stavolta la successione delle sezioni è praticamente priva di un elemento unificante (se non per ciò che attiene l’argomento complessivo, che è il rapporto tra Geometria e Progettazione), tanto che alcune sezioni potrebbero essere considerate intercambiabili se non addirittura autosufficienti. Questo richiama molto di più l’idea del taccuino di schizzi o di appunti, nel quale le esperienze annotate possono comparire in successione aleatoria.

  1. Anche in questo, come negli altri tuoi libri, sembra emergere una speciale preoccupazione: pare che tu voglia contestare, in qualche modo, la tradizionale classificazione editoriale che oppone la categoria della “NARRATIVA”, ritenuta di natura “artistica”, a quelle della “MANUALISTICA TECNICA”, della “DIVULGAZIONE” e della “SAGGISTICA”, sempre considerate come generi letterari estranei all’ambito artistico. Parlacene.

Trovo particolarmente stimolanti le occasioni in cui un’attività avente una determinata natura suscita inaspettatamente considerazioni di natura completamente diversa. È forse una forma di “serendipità”. Non so in che modo questo abbia a che fare coi processi biologici del cervello che, come ben sappiamo, possiede attitudini fra loro molto diverse. Allo stesso modo mi è sempre parso affascinante tutto ciò che si presta a connettere fra loro campi di studio apparentemente distanti e non comunicanti: la Matematica con la Storia dell’Arte, l’Ottica con l’Architettura, la Biologia con la Strategia Ludica o altro. In realtà sono molto attratto dall’idea di far confluire le discipline umanistiche e quelle tecnico-scientifiche in una nuova entità appartenente a una dimensione nuova.

  1. C’è sempre, in ogni tua pubblicazione, un’abbondante presenza di illustrazioni, anche queste costantemente di tua mano. Perfino le stesse immagini che compaiono in copertina sono sempre opera tua. In questo caso specifico le pagine del libro destinate alle figure superano addirittura di molto, in quantità, quelle riservate al testo scritto. Ti consideri più uno “SCRITTORE” o più un “CREATORE VISUALE”?

Fino a pochissimi anni fa non ho mai preso in considerazione l’idea di diventare un “narratore”. Tutte le mie precedenti attività, sia lavorative che amatoriali, hanno sempre avuto un centro d’attrazione visuale: la Pittura, l’Arredamento, la Geometria, il Gioco da Tavolo, ecc.; confesso che la mia prima occasione d’impegno creativo in campo narrativo è nata in modo per me del tutto imprevisto: per motivi che non conosco ancora, dopo una degenza ospedaliera ho sofferto per un lungo periodo d’una grave forma d’insonnia, che ha sùbito compromesso sia le mie capacità lavorative, sia alcune altre mie facoltà, come per esempio guidare l’automobile. Sono stati i miei familiari, per la verità con molta insistenza, a indurmi a “sfogare” il mio disagio, allora molto accentuato, raccontando ciò che non riuscivo più a sperimentare: i miei sogni. Ammetto che a scuola, da ragazzo, non brillavo un granché nelle materie letterarie, e che la mia riluttanza iniziale era dovuta soprattutto a questo. Però sono convinto che il fatto stesso di buttarmi a capofitto in questa specie di “psicoterapia autogestita”, abbia contribuito in modo decisivo a tirarmi fuori dal mio malessere di quel periodo. Comunque non riesco a trascurare la componente illustrativa di ciò che scrivo: riconosco in quello “il mio elemento naturale”.

  1. Nel testo c’è un particolare passaggio in cui tu esponi una visione personale della “LIBERTÀ CREATIVA”, ponendo in relazione il concetto di “IMPROVVISAZIONE” con quello di “RIGORE PROCEDURALE”. Nel libro però questa relazione pare riferita soprattutto all’AMBITO PITTORICO-VISUALE o PROGETTUALE-ARCHITETTONICO. Ma in qualità di SCRITTORE esiste per te lo stesso tipo di rapporto? E in quali termini?

Il mio modo di raccontare è quasi del tutto improvvisato e sono certo che, nel bene e nel male, il lettore lo intuisca facilmente. D’altra parte la componente manualistica dei miei libri è invece fortemente ragionata e sistematicamente architettata a tavolino. Alcuni editori hanno rifiutato le mie proposte proprio per questa ibridazione radicale, che io però ritengo tuttora “costruttivamente ardita”. Anche le illustrazioni, però, sono talvolta concepite con approccio estemporaneo, perlomeno in alcune specifiche sezioni dei libri.

  1. Anche in questo, come nei tuoi libri precedenti, compaiono talvolta riferimenti espliciti ad un’altra tua attività creativa: quella di INVENTORE DI GIOCHI DI STRATEGIA. C’è anche qui una relazione col tuo impegno narrativo?

Inventare giochi in scatola è un’attività esaltante, specialmente se riesci a constatare che ciò che realizzi avvince realmente chi prende parte a una partita. Inoltre richiede all’autore spiccate doti di riflessione autocritica, di abilità logica, d’inventiva formale e di perseveranza. Purtroppo è estremamente raro che quest’attività possa auto-finanziarsi: nella quasi totalità dei casi è destinata a essere una passione amatoriale, e ciò anche se, com’è accaduto anche a me, si riesce a trovare un editore ben inserito nel mercato di settore e si riescono ad ottenere prestigiosi riconoscimenti internazionali. Comunque, l’unico nesso tra il Gioco Strategico e l’ambito letterario, almeno nel mio caso, è relativo all’elaborazione e narrazione di sintetiche vicende connesse alle ambientazioni storiche, geografiche, sociali o fantastiche dei singoli giochi.

  1. Prima di scegliere la FACOLTÀ DI ARCHITETTURA hai frequentato il LICEO ARTISTICO e dalla tua biografia emerge che tu, pur avendo avuto una formazione tendenzialmente artistico-visuale, hai avuto frequentazioni con l’ambiente dei MATEMATICI, o perlomeno con quello della “DIVULGAZIONE MATEMATICA”. Da cosa nasce questo tuo orientamento ricorrente?

Come ho accennato prima, la scoperta di personali procedure grafiche capaci di equidecomporre figure geometriche ha definitivamente spalancato la mia visuale su un vasto campo di curiosità che da allora in poi m’ha sempre affascinato: dalle insospettate relazioni tra le Terne Pitagoriche e la Successione Numerica di Fibonacci alla localizzazione dei riflessi sulle superfici curve, dalle Modularità Complesse alla Prospettiva Inversa, fino ai paradossi logico-matematici. Del resto mio padre era insegnante di Matematica e Fisica; il mio rincrescimento è quello di non averlo saputo rendere sufficientemente partecipe di questa mia passione finché era in vita.

  1. Fin qui non abbiamo parlato di quella che è la tua vera e propria professione: quella di INSEGNANTE. Tutto ciò di cui abbiamo parlato sembra dare di te l’idea di una “PERSONALITÀ MULTIDISCIPLINARE”. Questo si riflette anche nel modo in cui tratti, in classe, gli argomenti delle tue lezioni?

Coi miei alunni ho sempre ammesso di non esser assolutamente in grado di evitare divagazioni su altri argomenti quando cerco di esporre loro concetti che riguardano le mie materie d’insegnamento: la Geometria Descrittiva e la Storia dell’Arte. Mi capita infatti di sorprendermi a parlare delle Figure Retoriche nel linguaggio parlato mentre tratto dell’Architettura Barocca, o del Calcolo Differenziale o Integrale mentre spiego i caratteri delle ricerche estetiche rinascimentali, o anche del Fenomeno della Diffusione Luminosa nell’atmosfera terrestre mentre parlo della Pittura Impressionista. È più forte di me.

 

INTERVISTA 2

  1. Ci parli un po’ di Lei, della Sua vita. Da dove viene? Come e quando ha deciso di diventare scrittore?

Sono arrivato a Roma dalla Sicilia con la mia famiglia d’origine quando avevo dieci anni. Diciassettenne, dopo aver frequentato il Liceo Artistico e aver praticato a livello agonistico il salto con l’asta, mi sono iscritto alla Facoltà di Architettura, coltivando però anche la pittura. Già prima della laurea mi sono appassionato a certi studi di geometria che m’avrebbero poi impegnato per anni. Poi, occupandomi per lavoro di grafica, illustrazione e arredamento, ho partecipato anche ad alcune mostre nei settori della divulgazione matematica e dell’artigianato ceramico. In seguito mi sono dedicato privatamente all’invenzione di giochi topologici e strategici da tavolo. Solo più recentemente, incoraggiato dai miei familiari, ho preso in considerazione l’attività di narratore anche al fine di superare, con approccio marcatamente autoironico, un delicato periodo della mia vita.

  1. Nell’arco della giornata qual è il momento che dedica alla scrittura?

L’attitudine alla scrittura mi si presenta in modo saltuario e imprevedibile, senza alcuna regola apparente.

  1. Il suo autore contemporaneo preferito?

Italo Calvino. Ad una delle sue “Città Invisibili” ho anche ispirato “Eudossia”, uno dei miei più riusciti giochi di strategia.

  1. Perché è nata la sua opera?

Quando, edito da BookSprint, era ancora fresco di stampa il mio terzo racconto fantastico (e, insieme, manuale tecnico), ho pensato di portare a conclusione il ciclo narrativo che s’era avviato col primo racconto, dando completezza anche all’esposizione degli studi geometrico-applicativi residui che m’avevano impegnato, in privato, nel corso dei miei decenni d’insegnamento. Di essi, infatti, m’era apparsa necessaria la divulgazione integrale; così ho voluto dar forma a un ulteriore gruppo di episodi, sempre narrati in prima persona, stavolta però molto individualmente autonomi.

Riprendendo l’ibridazione dei due generi editoriali tradizionalmente estranei, quello manualistico-tecnico e quello letterario-narrativo, in questo caso ho dato un peso ancora maggiore, seppur talvolta con la dovuta leggerezza, alle divagazioni introspettive che s’aggirano per gli ambigui ricordi del protagonista.

  1. Quanto ha influito nella sua formazione letteraria il contesto sociale nel quale vive o ha vissuto?

Mio nonno materno gestiva una libreria e mio padre insegnava matematica e fisica. Io da ragazzo sfogliavo di nascosto dei volumi che i miei genitori conservavano gelosamente sotto chiave. In realtà si trattava perlopiù di testi riguardanti le Belle Arti. La mia formazione culturale s’è infatti sempre orientata di preferenza verso le Arti Visive. Un analogo sviluppo ha avuto anche la mia cultura musicale.

  1. Scrivere è una evasione dalla realtà o un modo per raccontare la realtà?

Tutte le vicende che ho narrato finora hanno avuto, in qualche modo, una connotazione variamente autobiografica, e quest’ultimo racconto non costituisce certo un’eccezione a questa regola, benché in esso siano presenti tanto ricordi autentici quanto situazioni del tutto immaginate.

  1. Quanto di Lei c’è in ciò che ha scritto?

Mettendo da parte la componente autobiografica, che spesso è quella da cui prendono vita le sezioni narrative, è il fascino che esercitano su di me le procedure risolutive di vari problemi pratici di natura geometrica o proiettiva il vero centro di gravità di tutto ciò che ho scritto di recente: l’obiettivo che veramente vorrei esser capace di centrare è proprio la trasmissione ad altri di questa passione.

  1. C’è qualcuno che si è rivelato fondamentale per la stesura della sua opera?

A parte le ripetute sollecitazioni alla scrittura da parte dei miei familiari, l’elaborazione del testo e delle immagini che lo integrano è avvenuta in modo del tutto autonomo.

  1. A chi ha fatto leggere per primo il racconto?

Come sempre, ai miei familiari ed alle mie dirimpettaie.

  1. Secondo lei il futuro della scrittura è l’ebook?

Penso che le esigenze e gli orientamenti differenziati del pubblico andrebbero assecondati con l’offerta variegata dei canali disponibili, perlomeno fino a quando non dovesse nettamente emergere una preferenza di fruizione.

  1. Cosa ne pensa della nuova frontiera rappresentata dall’audiolibro?

Ritengo che, seppure in espansione, sia un fenomeno destinato a rimanere di nicchia, legato a quelle persone che per le loro limitazioni fisiche o per l’esiguità del loro tempo libero possono affidare la propria fruizione solo o prevalentemente a un canale acustico. Nel mio caso, però, la cospicua presenza di tavole dimostrative e di illustrazioni fortemente connesse col testo narrativo fanno sì che questo canale risulti particolarmente inadeguato e penalizzante per un suo eventuale fruitore.

 

DOVE E’ POSSIBILE ORDINARE IL LIBRO:

https://www.booksprintedizioni.it/libro/manuali/evoluzioni-avventate-d-un-compasso-smanioso

https://www.booksprintedizioni.it/libro/manuali/ebook-evoluzioni-avventate-d-un-compasso-smanioso

https://www.booksprintedizioni.it/autore/duilio-carpitella

https://www.booksprintedizioni.it/libreria.asp?q=duilio+carpitella

https://play.google.com/store/books/details/Evoluzioni_avventate_d_un_compasso_smanioso?id=9YxtEAAAQBAJ&hl=en_US&gl=US

https://play.google.com/store/books/details/Evoluzioni_avventate_d_un_compasso_smanioso?id=9YxtEAAAQBAJ&hl=ja&gl=JP

https://books.google.it/books?id=9YxtEAAAQBAJ&pg=PA1&lpg=PA1&dq=evoluzioni+avventate+d%27un+compasso+smanioso&source=bl&ots=OQwUDFPbcb&sig=ACfU3U2GYDLIHfXt9uvVplG-WtHLQrxiWQ&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwjIvp-5oO73AhWMhP0HHZzSB6wQ6AF6BAgbEAM#v=onepage&q=evoluzioni%20avventate%20d’un%20compasso%20smanioso&f=false

https://duiliocarpitella.altervista.org/

https://www.unilibro.it/libri/ff