“PICCOLA SCORRIBANDA NOTTURNA (senza bottino) NELLA MACCHIA CIECA” – Racconto fantastico breve

PER VEDERE L’INTERVISTA: https://youtu.be/GDl-BQD1xnI

RACCONTO BREVE

Un curioso disturbo notturno si manifesta, nel protagonista di questa vicenda, con un’esistenza costantemente in bilico tra l’attività propriamente onirica e l’inconsapevole tendenza compulsiva all’effettuazione, nel sonno, di compiaciuti selfie, sempre associata all’irrefrenabile invio d’ermetici messaggi con lo smartphone.

La narrazione descrive il succedersi di circostanze enigmatiche e percezioni deliranti durante la febbrile fuga verso una meta che a ogni passo appare più oscura, in un paesaggio che, seppur variegato, è talvolta frequentato da ambigue e sfuggenti presenze umane.

Negli alterni sviluppi dell’avventura risaltano sia la tensione verso un possibile significato ultimo dell’esperienza soggettiva, sia l’urgenza di interrogativi sulla necessità esistenziale delle “condivisioni d’affetti e conflitti”, così come la dubbiosa ricerca individuale d’una congenialità del contesto vitale contrapposta all’inesorabile finitezza del tempo.

Ho voluto attribuire al libro una natura vistosamente ibrida, infatti la sua componente d’ordinaria inclinazione narrativa s’alterna in modo piuttosto serrato con quella d’orientamento fotografico che, all’interno del racconto, ha un ruolo e un’estensione alquanto rilevanti.

 

STRALCIO AUDIO:

https://drive.google.com/file/d/1AIAmmq0rMYqgpiKoCnNFw_LkVroiO1Qu/view?usp=sharing

 

INTERVISTA:

  1.  Iniziamo dall’inconsueto titolo del libro: “Piccola scorribanda notturna (senza bottino) nella macchia cieca”. Potresti spiegarne sinteticamente il significato?

Come titolo del racconto ho semplicemente adottato una delle didascalie che accompagnano le sequenze fotografiche a corredo della narrazione. Mentre con “scorribanda notturna” ho voluto alludere all’accidentato percorso affrontato dal personaggio principale del racconto nella sua affannosa ricerca d’un fantomatico “ritorno a casa”, con l’assenza di un “bottino” ho inteso suggerire il sospetto che tutto quel trafelato vagabondaggio possa poi dimostrarsi solo un “girare a vuoto”. Per quanto riguarda la “macchia cieca” ho invece preso spunto da una considerazione di carattere anatomico: tale è il nome con cui si indica una minuscola porzione del tessuto che, all’interno dell’occhio, compone la retina in corrispondenza della sua connessione al nervo ottico. Questa è infatti l’unica parte della retina che, essendo totalmente priva di recettori luminosi (coni e bastoncelli), risulta essere del tutto incapace di trasmettere alcuna sensazione di luce o colore al cervello. La cosa interessante, in relazione al titolo del libro, è che il nostro apparato neuro-percettivo pare esser capace di compensare l’assoluta cecità di quel frammento di campo visivo (la “macchia cieca”, appunto) elaborando una “percezione fittizia” in corrispondenza di quella lacuna della visione presente in ciascun occhio. Questa sensazione luminosa “illusoria” sembra basata su un’automatica “media probabilistica” fra le contemporanee percezioni luminose prodotte nell’immediato intorno della macchia stessa. Mi sono quindi ispirato a questo concetto di natura fisiologica per richiamare l’idea del sogno inteso come “visione virtuale” prodotta dalla mente, scissa dalla percezione fisica della realtà.

  1.  Questo è il primo dei tuoi racconti brevi. Se dovessi esporre a un potenziale lettore l’intento prioritario che ne ha condotto l’elaborazione, quale sceglieresti?

Inizialmente, prima ancora che mi venisse l’idea di tracciare la cronaca dell’onirico vagabondare d’un personaggio attraverso una sequenza di scenari fantastici, l’intento era solo quello di giocare in modo autoironico con la fastidiosa insonnia che, a quell’epoca, m’affliggeva da diversi mesi. Durante un mio soggiorno a Parigi avevo infatti inviato ad alcuni parenti ed amici italiani una successione improvvisata di messaggi WhatsApp, composti da estemporanei “selfie” scattati in giro per la città e corredati da didascalie allusive al tema del sogno. Soltanto in un secondo tempo è sopraggiunto il proposito, incoraggiato da mia moglie Maristella e da mia suocera Liliane, di organizzare ed estendere questo materiale di partenza, pervenendo così al progetto d’un vero e proprio racconto. Ne è derivata l’esigenza di dare alla storia una decisa impronta drammatica, imbastendo la descrizione di quel girovagare immaginario, affannoso e senza meta apparente in cui sostanzialmente consiste la vicenda: così ho voluto evocare nel lettore quello stato psichico di smarrimento che può spesso seguire il percorso di un’intera vita, specialmente quando gli avvenimenti che ci riguardano sfuggono alla nostra capacità di previsione e di controllo, o quando non riusciamo a riconoscerci nelle condizioni o nei rapporti umani che ci coinvolgono. Inoltre, il quasi ossessivo ricorso all’uso dello smartphone durante la propria odissea da parte del protagonista è un riferimento all’universale necessità di disporre di un (seppur debole) canale di contatto coi propri simili, ancorché, come nel caso del personaggio principale del libro, egocentricamente utilizzato in modo distorto.

  1.  Tutta la narrazione è espressa in prima persona, e ciò parrebbe suggerire la presenza di una volontà autobiografica. È così?

Nel libro ho molto accentuato quest’aspetto, tanto da espormi fortemente alla critica di autoreferenzialità (espressa infatti da una mia collega di lavoro). Difatti, non solo quasi tutte le foto che integrano il testo sono dei “selfie”, ma, all’inizio della storia compare un’articolata cartolina”, inviata a un generico conoscente e firmata proprio col mio nome. Del resto il senso di disagio esistenziale a cui accennavo, da me sperimentato più volte in passato, è in totale accordo con il clima del racconto.

  1.  Gli sviluppi della vicenda si integrano con una cospicua successione di immagini fotografiche. Quali relazioni hanno connesso tali due componenti durante la genesi creativa?

Un gruppo iniziale di foto, nate insieme alle didascalie a cui sono associate, è frutto di autentica improvvisazione. Queste sono le immagini inizialmente inviate tramite WhatsApp. Tutte le altre, a loro volta associate in piccoli raggruppamenti, hanno avuto, all’interno della narrazione, la funzione di supporto per delle periodiche pause basate su minuscole elaborazioni verbali dal marcato carattere ermetico ma sempre ispirate ai temi del sonno e del dormiveglia. Ciò ha anche favorito la scelta di scandire l’intero decorso del racconto suddividendolo in una successione di episodi, ciascuno composto da pochissime pagine e quanto più possibile differenziati tra loro.

  1.  La tua biografia mostra che tutte le tue precedenti attività si sono espresse in settori operativi molto diversi dall’ambito narrativo. Cosa ti ha indotto a cimentarti, stavolta, con la produzione di racconti?

In effetti la totalità delle mie passate esperienze creative non ha mai avuto alcuna relazione con la narrativa se non, nel caso dell’invenzione di giochi di strategia, per l’elaborazione delle relative ambientazioni tematiche che spesso necessitavano della sintetica descrizione di eventi fantastici. Devo confessare che lo spunto di partenza che m’ha indotto alla vera e propria scrittura d’un testo è stato offerto, come ho già detto, dall’insistenza in tal senso da parte dei miei familiari.

  1.  Che indicazioni hai tratto da questa tua prima esperienza di scrittura per la prosecuzione della tua attività letteraria?

La pubblicazione di questo primo libro m’ha subito indotto a cercare di strutturare in modo formalmente più maturo questo tipo di realizzazioni. Per raggiungere questo scopo ho ritenuto opportuno agire in modo meno improvvisato e più metodico. Nel successivo racconto breve pubblicato con BookSprint, “Manuale estemporaneo di geometria irrequieta”, ho voluto innanzitutto utilizzare la formula del cosiddetto “libro nel libro” descrivendo le fasi finali della stesura d’un testo di geometria che ne precedono la pubblicazione. Ma la cronaca di queste fasi di revisione, comprensive delle corrispondenti illustrazioni esplicative, si alterna con le vere e proprie sezioni narrative del libro, anche qui organizzate come successione di episodi che, seppur relativamente indipendenti fra loro, riprendono, variandola in parte, la tematica onirica che tanto aveva improntato la “Piccola scorribanda notturna…”. Inoltre, all’interno degli stessi episodi narrativi ricorrono, da parte del protagonista, saltuarie pause meditative inclini tanto a bilanci esistenziali estemporanei quanto a riflessioni sull’incompiutezza dei propri rapporti umani. Quest’impostazione operativa manifesta il mio obiettivo di conferire d’ora in poi alle mie narrazioni un’architettura più nitida. È quanto sto cercando di fare anche col terzo dei miei racconti brevi, tuttora in corso di preparazione.

DOVE ACQUISTARE IL LIBRO:

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https://www.booksprintedizioni.it/libro/racconto/piccola-scorribanda-notturna-senza-bottino-nella-macchia-cieca 

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https://www.booksprintedizioni.it/libro/racconto/audiolibro-piccola-scorribanda-notturna-senza-bottino-nella-macchia-cieca 

https://www.libraccio.it/autore/duilio-carpitella/libri.html

https://www.amazon.it/Piccola-scorribanda-notturna-bottino-macchia-ebook/dp/B086BD2Y96

https://www.ibs.it/libri/autori/duilio-carpitella

https://www.ilnarratore.com/en/search-results/?action=search&productids=5661,6592

https://www.mondadoristore.it/libri/Duilio-Carpitella/aut04123595/

https://www.lafeltrinelli.it/libri/duilio-carpitella/piccola-scorribanda-notturna-senza-bottino/9788824938211

https://play.google.com/store/search?q=duilio%20carpitella&c=books&gl=IT

https://www.fnac.com/livre-numerique/a14652901/Duilio-Carpitella-Piccola-scorribanda-notturna-senza-bottino-nella-macchia-cieca

https://www.barnesandnoble.com/w/piccola-scorribanda-notturna-duilio-carpitella/1136738152

https://www.bookdealer.it/libro/9788824938211/piccola-scorribanda-notturna-senza-bottino-nella-macchia-cieca

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